Chiudendoci in quattro mura ci siamo aperti verso un nuovo mondo
Passando il tempo rinchiusi in casa abbiamo visto limitare molto la nostra visione del mondo. Tutto era confinato entro le quattro mura.
Quello che prima era scontato come camminare per andare a trovare un amico, andare a prendere il pullman, viaggiare in macchina, raggiungere qualche prato per il weekend, grigliate, aperitivi, ora è diventato soltanto un ricordo desiderato.
In questo mare di nuove situazioni molti si sono ritrovati di fronte ad un mondo ancora poco conosciuto. Un mare vastissimo però ricco di risorse. Questo mare è la tecnologia!
Certo, per qualcuno era già pane per i propri denti, per qualcun altro invece ha dovuto iniziare da zero o approfondire meglio le informazioni. Obbligati anche da quello che è lo Smart Working (erroneamente frainteso con il telelavolo) ci siamo affacciati verso piattaforme complete, ricche di strumenti, ed elementi utili per la comunicazione a distanza.
Piattaforme come WhatsUp, Google Duo, Telegram ma anche più complete come Skype, Google Meet, Zoom sono diventati strumenti del quotidiano capaci di riavvicinare persone lontane, a volte anche maggiormente rispetto a prima.
Abbiamo (forzatamente) rivalutato il potere della tecnologia.
Ovviamente nulla può negare il piacere di riunirsi, stare all’aperto, scoprire luoghi nuovi. Abbiamo però riconosciuto quello che prima molti rifiutavano e sottovalutavano.
“La tecnologia non potrà mai supplire a questo tipo di lavoro” oppure “Non è la stessa cosa online, rispetto a vedersi direttamente”.
Per certi versi è vero, per altri invece è solo frutto di mancanze di abilità e conoscenze, o semplicemente abitudine.
Le cose che non si conoscono sono estranee e poco accettate.
Le riunioni hanno comunque fatto il loro corso, le persone hanno superato l’impaccio di parlare davanti ad una webcam, alcuni lavori hanno continuato a portare avanti progetti.
In tutto questo vorticoso riassemblamento, anche nell’inquinamento c’è stato un impatto importante. Obbligati a non andare a lavoro con i mezzi, gli spostamenti si sono diradati arrivando ad abbassarsi fino oltre il 60%(*), risparmiando così nel consumo del carburante.
Insomma,
ci siamo adattati, abbiamo imparato, e riscoperto quello che avevamo e ciò che non sapevamo di avere
La cosa divertente in tutto questo è che prima, tutto questo, esisteva già!
Non abbiamo scoperto nulla di nuovo per la società. Ma lo era solo per noi.
È da svariato tempo che sosteniamo l’idea che porta avanti l’Esperanto. Sappiamo infatti che è presente in questo mondo da molto tempo, è consolidato ed è stata testata negli anni la sua efficacia. Ha superato la storia, le repressioni per il proprio ideale di equità, di unione fra i popoli, di semplicità nel parlato.
È uno strumento reale ed esistente, un po’ come lo era la tecnologia che abbiamo riscoperto in questo periodo. Purtroppo non è ancora stato visto con la giusta prospettiva.
Restiamo in attesa che, un giorno non troppo lontano, l’interesse verso questa lingua possa combaciare con la sua utilità. Che la semplicità di utilizzo ed apprendimento possa essere riconosciuta ed abbracciata da moltissimi popoli. Che in un futuro, le persone possano riscoprire il piacere di comunicare in ogni parte del mondo, di riavvicinarsi, di sentirsi parte di un un’unica società con uno strumento che non è più Zoom, Skype o WhatsUp, ma questa volta è l’Esperanto.
E finalmente potremmo dire:
ci siamo adattati, abbiamo imparato, e riscoperto quello che avevamo e ciò che non sapevamo di avere