Tag: Esperanto

Chiudendoci in quattro mura ci siamo aperti verso un nuovo mondo

Chiudendoci in quattro mura ci siamo aperti verso un nuovo mondo

Passando il tempo rinchiusi in casa abbiamo visto limitare molto la nostra visione del mondo. Tutto era confinato entro le quattro mura. Quello che prima era scontato come camminare per andare a trovare un amico, andare a prendere il pullman, viaggiare in macchina, raggiungere qualche …

Il telescopio Hubble e gli occhiali spaziali

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Di sicuro avrai visto almeno una volta una foto di galassie, stelle, pianeti. È probabile che una di queste foto arrivi direttamente dal telescopio spaziale Hubble.   Bellissime sono le immagine che questo piccolo occhio spaziale sia stato in grado di offrirci. Purtroppo non tutti …

Esperanto e Nazismo – Due personaggi da ricordare

Esperanto e Nazismo – Due personaggi da ricordare

Nel Giorno della Memoria si ricordano momenti che hanno segnato la storia dell’umanità.
Diverse vicende sgradevoli, eventi da non dimenticare e da cui dobbiamo imparare.
Ci sono personaggi, però, che in questa situazione hanno voluto offrire il proprio aiuto a chi di aiuto non ne era considerato degno.

Oggi ti parlerò di due grandi personaggi.

TIVADAR SOROS

Tivadar Soros, nato nell’aprile del 1893, ha avuto una vita abbastanza travagliata. Combatté durante la prima guerra mondiale e trascorse 7 anni come prigioniero di guerra dei russi, scappò attraversando la Siberia. Riuscì a fuggire anche dall’Olocausto salvando la sua famiglia e anche svariati perseguitati ebrei.

Scrisse due libri:
Modernaj Robinzonoj: En la Siberia Praarbaro (racconto autobiografico 1924, tradotto anche in italiano)
Maskerado ĉirkaŭ la morto (racconto autobiografico 1965, traduzione italiana “Ballo in maschera a Budapest”)
Dai titoli si può intuire la lingua in cui sono stati scritti: l’Esperanto.

Fu proprio durante la prima guerra mondiale che imparò l’Esperanto. Questa lingua franca lo segnò profondamente e lo guidò fino alla sua morte.
Vivendo le due grandi guerre, comprese l’importanza di trovare una pace tra i popoli e vedeva nell’Esperanto la possibilità di questo.

I suoi ideali non furono astratti pensieri, ma grazie a questo poté concretamente aiutare moltissime persone ebree.
Diventato non-ebreo Elek Szabó, riuscì ad eludere i controlli degli ufficiali nazisti e sfruttò le sue abilità di sopravvivenza per salvare anche altri ebrei aiutandoli a trovare la forza e le risorse necessarie a continuare la loro vita sotto l’oppressione, fornendo documenti falsi, o a fuggire verso la libertà.

VALDEMAR LANGLET

Altro personaggio degno di essere ricordato fu lo svedese Valdemar Langret. Fu uno dei pionieri fondatori del movimento esperantista, fondatore della rivista “Lingvo Internacia” e tra i fondatori del grande Gruppo esperantista di Uppsala nel 1891).
La sua attività fu importantissima per salvare migliaia di ebrei dall’Ungheria nazista durante la seconda guerra mondiale.
Come delegato della Croce Rossa a Budapest, distribuì migliaia di documenti con l’emblema svedese (stato neutrale durante la II Guerra) che protessero dalla deportazione gli ebrei. Grazie all’inviato diplomatico svedese Raoul Wallemberg, dette successivamente una veste più ufficiale a questi “passaporti”.
Assieme alla moglie organizzò una vera e propria rete di case d’aiuto per dare ospitalità agli ebrei che lasciavano Budapest, offriva viveri e medicinali oltre a cure per gli orfani e anziani, tutto questo rischiando la propria vita. [Elencati tutti e due nella lista dei Giusti tra le Nazioni (The Righteous Among The Nations)]
[Racconto di Borovko Langlet, dal libro “Kaos i Budapest”]

FERTILIZZANTE DEI BUONI

Forse è stato proprio la situazione estrema vissuta che ha portato queste persone ad avvicinarsi alla lingua Esperanto. Forse hanno trovato nell’Esperanto una certa affinità con i propri ideali oppure una soluzione a quello che stavano vivendo.
Di sicuro la lingua Esperanto, nata come mezzo per eliminare le differenze, promuovere la pace e rendere la comunicazione tra i popoli più facile, ha potuto essere un fertilizzante negli animi di questi personaggi dando così il proprio contributo per salvare vite umane.

Se qualcuno pensa che la lingua Esperanto sia inutile, spero che con questi brevi racconti si siano un poco ricreduti. Forse Soros e Langlet erano già predisposti per fare quello che hanno fatto, o forse è stato proprio quel semino di parità tra i popoli abbracciata dall’Esperanto a dare il via e il coraggio di realizzare tutto questo.

Quello che è certo, è che per quelle migliaia di persone la cui vita ha continuato ad esistere, nulla sarebbe dovuto mutare nella storia, nemmeno l’aver imparato l’Esperanto, tassello innegabilmente costante ed importante nella vita di Soros e Langlet.

 

Se vuoi capire meglio, ti suggerisco di partecipare ad una lezione del corso di Esperanto [Clicca QUI].

 

A presto!

 

 

Fonti:
Tivadar Soros  Valdemar Langlet; The Righteous Among The NationsStoria di Soros; Giorno_della_Memoria

Il limoncello scientifico e la bistecca mutilata

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Trieste in TV

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Ammettiamolo, è oggettivamente saputo che l’Italia ha delle città meravigliose!

Con questa frase ho già errato definendo oggettiva una percezione del tutto soggettiva. Tuttavia, l’Italia ha alle spalle un trascorso importante di cultura, storia e tradizioni che affascina le persone da tutto il mondo.  Questo è un dato di fatto.

 

È in questo etere di bellezza italiana che fa parte una fantastica città (per la quale io sono tremendamente di parte, ovviamente). Questa città è Trieste!

 

Forse non lo sai, ma con la sua posizione, il suo passato di porto franco, il tocco caratteristico dell’impero asburgico, Trieste è fortemente ricca di curiosità e storie affascinanti.

Senza altre parole, lascerò a te la gioia di vedere con i tuoi occhi il luogo in cui nell’estate del prossimo anno, si terrà l’86° congresso italiano della lingua Esperanto!

 

Per conoscere e comprendere meglio questa città, ti invito a vedere due programmi che andranno in onda a breve su RAIUNO.

Riguardo il Castello di Miramare, che sarà una delle mete nelle visite proposte ai congressisti, ci sarà una puntata del programma Ulisse il piacere della scoperta in cui si narrerà la storia di Elisabetta d’Austria (passata alla storia soprattutto cinematografica come Sissi), di Miramare e la Trieste asburgica. Questa storia ha catturato l’interesse di Alberto Angela che ci accompagnerà in prima serata su Rai Uno il 20 ottobre.

Altra puntata sarà incentrata su Massimiliano d’Asburgo nel programma Paesi che vai, con Livio Leonardi. Sarà sempre su Rai Uno alle 9.45 di domenica nel mese di dicembre e racconterà anche il resto della regione “con il suo paesaggio ricco di contrasti, di castelli nati come fortezze difensive e trasformati in residenze principesse in cui hanno vissuto nobili famiglie che hanno combattuto per mantenere il potere politico, coppie celebri, intellettuali in cerca di ispirazione e nobildonne con destini sfortunati”.

 

Penso che possa bastare per allietare l’attesa prima di partecipare al congresso del 2019.

Trieste si sta preparando per bene ad accoglierti, ad accogliere tutti gli esperantisti d’Italia e non.

Sarà un congresso ad hoc che non si dimenticherà facilmente. Il ricordo che avrai tornando a casa sarà proprio quello che l’Esperanto vuole trasmettere.

In qualunque luogo, con qualunque cultura, ti sentirai come a casa, parlando la stessa lingua ed essendo considerato un pari senza discriminazione alcuna.

Questo è l’Esperanto, uno splendido ponte tra le persone.

 

Ti sei incuriosito ma non sai ancora cosa sia l’Esperanto (oppure non lo sai parlare)?  Clicca QUI e partecipa alla prima lezione gratuita del corso di Esperanto!

A presto!

 

SUFFISSI (Parte 2) – COME NON HAI MAI IMPARATO PRIMA

SUFFISSI (Parte 2) – COME NON HAI MAI IMPARATO PRIMA

SUFFISSI – Parte 2 Questa è la seconda parte dell’articolo sui SUFFISSI. Se ancora non lo hai letto, ti invito subito a leggerlo, perché senza quello non riuscirai a capire bene quello trattato in questo articolo. Leggi qui la prima parte dell’articolo ⇒SUFFISSI (Parte 1) …

SUFFISSI (Parte 1)

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Suffissi – parte 1 Eccoci nuovamente qui a parlare di Esperanto e delle sue innumerevoli e fantastiche caratteristiche grammaticali. Sì, forse ho esagerato con gli aggettivi (…o forse no). Vediamo se posso spiegarti perché sono così entusiasta nel parlarti di grammatica di una lingua, la …

Benvenuto, caro Amico! – Eugène de Zilah a Trieste [IT/EO]

Benvenuto, caro Amico! – Eugène de Zilah a Trieste [IT/EO]

…Legu poste en EO

ItalianoIn viaggio dalla Francia verso la Grecia, è arrivato a Trieste per visitare gli amici dell’Associazione Esperantista Triestina, un famoso esperantista, il cui nome è Eugène Elteto de Zilah. Anche negli anni trascorsi è stato nostro ospite, molti esperantisti locali  già lo conoscono, ma questa volta, per la presenza durante il nostro incontro del martedì di alcuni nuovi soci, è stata particolarmente gradita la sua presenza.

È stata dunque un’ottima occasione per stimolare il nostro amico a raccontarci un po’ della sua avventurosa vita.

La vita in breve

Eugenio è nato a Mezőtúr,  Ungheria, il 3 gennaio 1939. Nella sua città ha frequentato le scuole elementari e medie. Era figlio di un ufficiale dell’armata ungherese, che ha combattuto durante la seconda guerra mondiale e che rimasto lontano dalla sua famiglia fino al 1952. In quel lungo periodo è stata la madre, da sola e fra mille difficoltà, ad occuparsi dei figli fino al ritorno del marito.

Quando, nell’ottobre del 1956, ebbero luogo manifestazioni contro il regime comunista sovietico – prima a Budapest ed in seguito dappertutto nel paese – anche, studente della scuola media di agricoltura, partecipò assieme ai suoi compagni alla ribellione. L’immediata reazione del governo ungherese fu il tentativo di reprimere i rivoluzionari, la qualcosa – anziché sedare gli animi – contribuì solo a provocare un’insurrezione armata.

Il regime nazionale chiamò in aiuto l’armata sovietica: questa inviò migliaia di carri-armati, che più o meno distrussero Budapest ed alcune altre grandi città ungheresi. Naturalmente i giovani – sia studenti che operai – non avevano le forze per resistere a lungo: una parte fu uccisa in strada durante i tumulti, un’altra parte arrestata ed imprigionata, o persino impiccata, un’altra ancora riuscì a scappare in altri paesi, principalmente in Austria e l’allora Yugoslavia. Migliaia di ungheresi morirono, mentre 250.000 si rifugiarono in altri Paesi.

Eugenio de Zilah arrivò l’11 di novembre 1956 in Austria, dove fu accolto in un campo per rifugiati politici. Il 6 di dicembre andò in Francia ed iniziò a vivere nella città di Metz.

I suoi famigliari, quando era scoppiata la rivoluzione, per fortuna abitavano in una città distante 200 km, perciò non ebbero grandi problemi. Le autorità obbligarono i genitori a scrivere al figlio delle lettere, per ordinargli di rientrare in patria, ma essi non avevano alcun contatto con il figlio. Per circa 2 anni restarono senza sue notizie. Degli amici austriaci, che erano in contatto epistolare con Eugenio, si resero conto della grande preoccupazione dei suoi genitori che niente sapevano del proprio figlio, per cui fece avere loro il suo indirizzo, su cui però non c’era il suo vero nome, ma uno inventato, per non destare sospetto presso i controllori statali della corrispondenza.

Il padre subito inviò al figlio una lettera carica di collera, con cui gli imponeva di rientrare subito in patria, rimproverandolo inoltre del  fatto che vivesse sotto falso nome.

Eugenio rispose che in nessun caso poteva rientrare in patria a causa del rischio reale di essere impiccato o messo in carcere.

Quando arrivò in Francia, aveva diciassette anni e secondo le leggi francesi aveva il diritto di essere protetto in quanto non aveva raggiunto l’età maggiorenne (21 anni) (in Ungheria si diventava maggiorenni a 18 anni).

Per tre anni continuò gli studi presso il liceo dell’orfanotrofio: in quel tempo era alloggiato con altri due amici, anche loro rifugiati, in una modesta stanzetta all’ultimo piano di un’impresa, appartenente al loro protettore.

Riuscì ad ottenere il diploma di maturità ed in seguito, grazie all’aiuto del suo protettore, trovò lavoro in una banca. Nel 1960 si sposò con Madeleine Heitz e dopo 4 anni – con l’aiuto della moglie – si iscrisse all’università. Cinque anni dopo si laureò in filosofia comparata di indirizzo sanscrito, fino ad ottenere il dottorato in filosofia. Ricevette la cittadinanza francese, che li permise di insegnare filosofia nei licei.

Nel 1991 assieme alla moglie decide di lasciare il lavoro, acquistano una barca e da allora iniziano a viaggiare nel mare Mediterraneo, dedicandosi completamente all’esperanto, principalmente alla sua letteratura.

Quando e dove Eugenio de Zilah imparò l’esperanto?

Lo conobbe all’età di 14 anni, cioè nel 1953, in occasione di una vacanza, durata un mese intero, in un accampamento per la gioventù presso il lago Balaton, dove incontrò una bella ragazza, esperantista, che gli insegnò la lingua. Per 1-2 anni restarono in corrispondenza, ma poi l’esperanto dovette essere messo in disparte a causa della rivoluzione ungherese, la sua fuga dalla patria,gli studi, il matrimonio etc.

L’esperanto ritornò nella sua vita per l’impossibilità di comunicazione tra la moglie ed i suoi famigliari, per cui alla fine Eugenio convinse tutti ad imparare la lingua, a causa dell’impossibilità di un’interpretazione simultanea tra 4-5 persone che parlavano nello stesso momento. Un po’ più tardi tutti cambiarono opinione: i parenti di Eugenio decisero di studiare il francese mentre Lena, la moglie, iniziò a imparare l’ungherese. Dopo un anno ancora era impossibile la loro comunicazione, e così venne presa all’unanimità la decisione di studiare tutti la lingua internazionale.

Gli anni passano: Edgar, il figlio di Eugenio e Lena, aveva già iniziato a studiare l’esperanto con suo padre. Durante i suoi studi in collegio, Edgar ricevette ogni giorno una lettera dal padre, di conseguenza quando si incontrava con i parenti ungheresi, tutti avevano la possibilità di comprendersi tramite la lingua internazionale. In conclusione l’esperanto divenne la lingua di tutta la famiglia.

Negli anni ’80, assieme alla moglie fondò il Club Esperanto a Metz. In seguito fondò con Evaldo Paoli l’Associazione mondiale di Filosofia ed il suo organo “Simposio”; nel 1984 iniziarono la  rivista culturale e letteraria “La Gazzetta”.

Quando finalmente Eugenio de Zilah fu libero da tutti gli impegni lavorativi, si dedicò completamente alla produzione opere letterarie: libri, articoli, saggi … sulla barca!

La vita scorreva avventurosamente ma felice, fino a quando, all’improvviso, la tanto amata moglie Lena morì (novembre 2009).

Nemmeno il trascorrere del tempo aiuta a lenire tali ferite, ma si deve pur continuare a vivere, ed Eugenio de Zilah continua la redigere “La Gazzetta”, a comporre opere letterarie e a vivere sulla barca.

Alcune sue opere:

Traduzione con commenti del Discorso sul metodo di Cartesio (1985).

Vivere su una barca.Descrizione delle avventure di una coppia senza esperienza  che naviga sul mare (1994).

… Chi ha ragione  – memorie di esperienze vissute. Attraverso i ricordi l’autore vuole scoprire la base dei suoi principi (2002).

Il principe presso gli Unni. Romanzo che prova a comprendere la morale ed i principi di uomini che sono vissuti più di 2000 anni fa.  (2011).


 

De Francio, survoje al Grekio, haltis en Triesto kaj vizitis la membrojn de TEA tre konata esperantisto, kies nomo estas Eugène Elteto de Zilah.

Ankaŭ en aliaj jaroj li estis nia gasto, tial multaj triestaj esperantistoj jam konatiĝis kun li, sed ĉi-foje estis aparte grava por ni lia ĉeesto, ĉar dum la marda kunveno troviĝis kelkaj novuloj, neniam antaŭe lin renkontintaj.

Do, bona okazo por instigi nian amikon, rakonti sian interesan vivhistorion.

Nu, jen ĝi, tre koncize.

La vivo

Eŭgeno naskiĝis en Mezőtúr, Hungario, la 3an de januaro 1939. En sia naskiĝurbo li vizitadis lernejojn elementan kaj mezgradan. Li estis filo de oficiro de la hungara armeo, kiu militservis dum la dua mondmilito kaj restis malproksima de sia familio ĝis la jaro1951. Estis la patrino kiu devis en tiu longa periodo sola prizorgi siajn infanojn ĝis la reveno de la edzo.

Kiam en oktobro 1956 okazis manifestadoj – unue en Budapeŝto kaj poste ĉie tra la lando – kontraŭ la komunisma sovetia reĝimo, ankaŭ li, estante tiam studento en mezgrada Agrikultura lernejo, partoprenis en la ribelego, kune kun siaj samlernejanoj. La tuja reago de la hungara registaro estis klopodo subpremi la revoluciulojn, kio provokis armitan insurekcion.

La loka reĝimo vokis por helpo la sovetian armeon. Tiu sendis milojn da tankoj kaj pli-malpli detruis Budapeŝton kaj kelkajn aliajn grandajn urbojn. Kompreneble la junularo ne povis longtempe rezisti: parto el ili estis mortigita surstrate, alia parto kaptita, malliberigita aŭ eĉ pendumita, kaj parto sukcesis forfuĝi ĉefe al Aŭstrio kaj tiama Jugoslavio. Miloj mortis, dum pli ol 250.000 hungaroj rifuĝis alilanden.

E. de Zilah alvenis, la 11an de novembro 1956, en Aŭstrio, kie li estis enloĝigita  en iu kolektejo por rifuĝintoj. La 6an de decembro li eniris Francion, kaj ekvivis en la urbo Metz.

Liaj familianoj, kiam estis okazinta tiu revolucio, bonŝance loĝis en urbo fora je 200 km, pro tio ili havis relativajn malfacilaĵojn. La aŭtoritatoj devigis la gepatrojn skribi al la filo leterojn, ordonantaj lin reveni, sed tamen ili neniajn kontaktojn povis havi kun la filo. Dum preskaŭ du jaroj ili eĉ ne sciis lian adreson. Aŭstraj geamikoj, kiuj tamen estis en korespondaj rilatoj kun Eŭgeno, ekkonsciis fine pri la zorgemo de liaj familianoj post tiom longa silento, tial fine decidis havigi al la gepatroj lian adreson, sed indikante en ĝi iun tute elpensitan nomon de la adresito, por ne veki suspekton ĉe la ŝtataj korespond-kontrolistoj. La patro sendis al sia filo tre koleran leteron, per kiu li ordonis al li, tuj reveni en sian patrujon, riproĉante krome lin ke la fakto ke li vivas sub falsa nomo.

Eŭgeno respondis, ke ĉiel li ne povas reveni pro la reala risko esti pendumita aŭ enkarcerigita.

Kiam li alvenis en Francio, li estis 17-jara kaj laŭ la francaj leĝoj li rajtis esti protektata ĉar ne ankoraŭ atinginta la plenkreskan jaron (21 j.) (en Hungario la plenaĝeco estis je 18 jaroj). Dum tri jaroj li daŭrigis sian studadon en la liceo de orfa internulejo kaj vivis kun du amikoj, ankaŭ rifuĝintoj, en modesta ĉambreto lokita en la plej supra etaĝo de entrepreno, apartenanta al ilia protektanto.

Li sukcesis akiri bakalaŭrecon, nome la abitiurentan diplomon. Post tio, danke al la helpo de sia protektanto, li trovis postenon en banko. En 1960 li edziĝis kun Madeleine Heitz kaj post 4 jaroj – helpe de la edzino – li eniris universitaton; 5 jarojn poste unue li magistriĝis en kompara filozofio sur kampo sanskrita kaj pli poste doktoriĝis pri filozofio. Li ricevis la francan ŝtatanecon, kio ebligis ke li fariĝu licea instruisto pri filozofio.

En 1991 li kaj lia edzino decidis forlasi siajn postenojn, aĉetis barkon kaj de tiam travojaĝis la Mediteranean maron, entute sindediĉante al Esperanto, ĉefe al ties ĉi literaturo.

Sed kiam kaj kie Eŭgeno eklernis Esperanton?

Ĝin li ekkonis kiam li estis 14-jara, nome en 1953, okaze de monata feriado en Junulara Kampadejo apud Balaton, kie li renkontis ĉarman junulinon kiu estis esperantistino kaj volis instrui al li la lingvon. Dum unu-du jaroj ili interkorespondadis, sed poste Esperanto estis devige flankenmetita pro la revolucio, lia forfuĝo, lernado, edziĝo ktp ktp.

Esperanto revenis en lian vivon  pro la neebleco de komunikado inter la edzino kaj liaj familianoj, sekve li konvinkis ĉiujn eklerni la lingvon, pro neebleco interpreti samtempe por 4-5 personoj interparolantaj. Iom poste oni ŝanĝis opinion, kaj la familianoj de Eŭgeno decidis ellerni la francan por la venontjara renkontiĝo, dum Lena eklernis la hungaran. Bedaŭrinde unu jaron poste tute ankoraŭ tute neeblis interkomunikado, tial estis definitive decidite, ke ĉiuj ellernu la internacian lingvon.

La jaroj pasas: Edgar, la filo de Eŭgeno kaj Lena, jam ekstudis Esperanton kun sia patro kaj dum lia kolegia periodo, li ricevadis ĉiutagan leteron de la patro, kaj finfine kiam ili renkontiĝis kun la hungaraj parencoj, ĉiuj povis interkomepreniĝi per tiu lingvo. Konklude Esperanto fariĝis ilia tutfamilia lingvo.

En la 1980aj jaroj, kun la edzino li fondis Esperanto-Klubon en Metz. Li  fondis kun Evaldo Paoli la Filozofian Asocion Tutmondan kaj ĝian revuon “Simpozio”, kaj en 1984 ili lanĉis la kultur-literaturan revuon “La Gazeto”.

Kiam fine Eŭgeno estis libera je ĉiaj zorgoj laboraj, plene li sin dediĉis al la verkado, …sur la barko.

La vivo fluis aventure sed feliĉe, ĝis kiam, neatendite kaj abrupte, la amata edzino Lena mortis (novembre 2009).

Eĉ paso de tempo ne helpas kuraci tiajn vundojn, sed plue oni devas vivi, kaj Eŭgeno daŭrigas la redaktadon de “La Gazeto”, la verkadon kaj la barkan vivon.

Daŭre li verkadas literaturaĵojn, eseojn, artikolojn.

Libroforme legeblas:

Traduko kun komentarioj de Diskurso pri la metodo de Kartezio (1985).

Vivi sur barko. En ĝi estas priskribitaj la aventuroj de sensperta paro kiu navigas sur la maro (1994).

Kaj kiu pravas – memorspertoj. Laŭ memoraĵoj la aŭtoro volas ekscii, sur kio baziĝas liaj principoj (2002).

La Princo ĉe la Hunoj. Romano kiu provas kompreni la moralon kaj principojn de homoj kiuj vivis antaŭ pli ol 2000 jaroj (2011).

Per imparare il cinese, devi imparare l’esperanto!

Per imparare il cinese, devi imparare l’esperanto!

Ci sono persone molto affascinate dal mondo orientale. La Cina in particolare si è fatta strada tra le grande potenze mondiali ed ora ha raggiunto una posizione molto importante. Oltre che per questioni economiche e politiche, questo paese si porta sulle spalle una storia degna …